Le parole Abubakar Nurmagomedov sul cugino Khabib in un’intervista rilasciata al portale d’informazione Russia Today Sport.

Riportiamo in versione integrale un’interista al cugino di Khabib Nurmagomedov, Abubakar, che gli ha fatto da angolo nell’incontro che ha visto l’aquila daghestana vincere il titolo dei pesi leggeri UFC. L’intervista è a cura di Denis Geyko, noto giornalista russo che si occupa di MMA, che avevamo intervistato in precedenza sulle pagine di 4once.

Prima di tutto ci vogliamo complimentare per la vittoria di Khabib, sappiamo che lo hai aiutato molto durante il camp e che eri al suo angolo durante il match. Come ti senti dopo questa vittoria così importante?

Non è facile descrivere le mie emozioni, ma siamo molto contenti di avercela fatta. Ha richiesto molto lavoro. Il 18 di febbraio sono andato negli USA per aiutare il mio fratello e compagno di sparring Khabib. Abbiamo lavorato insieme per due mesi, in conclusione dei quali non potevamo che andare a vincere.

Quale è stata la parte più difficile di preparazione all’incontro?

La parte più complicata è certamente quando si devono tagliare gli ultimi 2-3 chili, momento in cui il fisico tende a trattenere i liquidi. Durante il taglio del peso devi riuscire a controllare il fighter in ogni aspetto e devi prendertene cura quasi come fosse un bambino, perché quando non si mangia né si beve nulla per perdere peso, il corpo può reagire in modo inaspettato. Il fighter può iniziare a farsi prendere dall’ansia, pertanto devi riuscire a distrarlo per permettergli di rimanere calmo e positivo. In molti credono sia facile, ma non lo è per nulla, puoi immaginare come ci si senta quando si è estremamente affamati e assetati.

Khabib ha in passato dichiarato che il taglio del peso è l’aspetto più difficoltoso dell’ intero combattimento. Recentemente ha cambiato pianificazione e ha iniziato a seguire una dieta molto prima del periodo pre-match. Come è andata questa volta? Ha tagliato con meno difficoltà?

Ovviamente seguendo certe regole il processo diventa più agevole, tuttavia quando il lasso temporale è breve, il corpo rischia di collassare. Normalmente quando Khabib inizia a tagliare prendiamo nota di tutto: cosa e quando mangia, quanti chili ha perso. Ovviamente cerchiamo di pianificare tutto, ma si possono verificare degli imprevisti che possono addirittura potenzialmente compromettere l’esito dell’incontro. Grazie a Dio, non abbiamo avuto problemi di questa natura o infortuni prima dell’incontro. Siamo riusciti a controllare ogni aspetto del camp, riuscendo ad offrirgli sparring partners adeguati al peso che aveva in quel momento: ha lavorato con Islam Makhacev e Zubaira Tukhugov quando pesava 80 chili e poi con Omar Nurmagomedov (un altro cugino di Khabib) quando il suo peso era attorno ai 74/75 chili. Lavoriamo sempre con partner adeguati per evitare infortuni. Questa volta è filato tutto liscio ad eccezione del fatto che abbiamo dovuto cambiare dietologo quando sembrava dovessimo affrontare Holloway, in quanto, lavorando con entrambi, si sarebbe generato un conflitto di interessi. Abbiamo quindi scelto di lavorare con Islam Makhachev, che ha dimostrato anch’egli di essere un ottimo professionista.

Chi ha scelto di cambiare dietologo?

Lo abbiamo scelto tutti insieme. Non voglio dire nulla di male riguardo a lui, sono sicuro sia una brava persona e un professionista eccellente, ma non volevamo in squadra con noi una persona che lavora anche con il nostro avversario.

Come è stato osservare Khabib dall’angolo sapendo che questa volta c’era così tanto sul piatto?

Tutto è filato più o meno liscio, almeno per i primi round, quando Khabib stava portando il suo avversario a terra e stava lavorando secondo i nostri piani. Quando però ha iniziato ad utilizzare il jab nei round successivi… credo abbia guardati troppi match di Mohammad Ali prima dell’incontro. Non aveva mai combattuto per cinque round e voleva provare a farlo proprio in quel momento. Quando ce ne siamo resi conto, abbiamo iniziato a gridargli di alzare le mani per mantenere la distanza e di muoversi verso destra per evitare i colpi del suo avversario che provenivano da quella direzione. In quel momento ho pensato: “Oh mio Dio, cosa sta facendo Khabib”. In quei momenti quella situazione mi ha reso davvero nervoso, ho perso la voce quella sera, sarà ancora da qualche parte intorno alla gabbia o nell’arena (ride nda). Così dopo che ha vinto la cintura gli abbiamo fatto presente che ci deve una cena speciale per averci fatti preoccupare così tanto.

Cosa gli ha detto Javier Mendez dopo l’incontro? Lo ha criticato per avere improvvisato dentro l’ottagono? Sappiamo che suo padre lo ha fatto.

Anche Javier Mendez gli ha detto che lo ha reso nervoso. Avevamo due parole in codice per questo incontro, la prima era “Cain Velasquez”, che significava stare in piedi e scambiare, mentre la seconda era “DC” (Daniel Cormier), che invece indicava di portare a terra l’avversario e controllarlo. Poi, quando mi sono reso conto che non stava seguendo i piani gli ho iniziato a gridare “Thiago Tavares”, ricordandomi del match in cui era riuscito a finire l’avversario con un montante micidiale mentre fingeva il takedown.

Sappiamo che spesso accade che un membro di un team venga mandato all’angolo del proprio avversario per sentire quali indicazioni gli vengano date, voi lo avete fatto con Al Iaquinta?

No, perchè la UFC è la maggiore promotion a livello mondiale e quindi avevamo pianificato tutto nel minimo dettaglio. In più ci sono dei posti a sedere occupati ai lati della gabbia, considera poi che la security non ti permette di certo di andare ad origliare le conversazioni altrui. Forse in Russia è possibile farlo, non di certo in UFC.

Parlando di Cormier e Velasquez, sappiamo che vi allenate insieme all’AKA, che genere di relazioni avete con loro?

I fighter americani sono molto positivi e hanno un gran senso dell’umorismo. Quando DC non si allena è molto tranquillo, ma quando inizia a scherzare mentre si allena, tutta la palestra non può fare altro che sbellicarsi dal ridere. Scherza con tutti, dall’ultimo arrivato fino al più grande dei campioni. Cain Velasquez invece parla e scherza solo con chi conosce, altrimenti non comunica molto con gli sconosciuti. Cain è molto più calmo e tranquillo, ma una volta ha portato un peperoncino molto piccante in palestra sostenendo che avremmo dovuto sfidarci mangiandolo. All’AKA siamo davvero una famiglia e fra atleti abbiamo davvero delle relazioni molto strette e positive.

Khabib qualche tempo fa aveva dichiarato di voler portare alcuni membri dell’AKA alla Eagles MMA a Mosca. Sai se questo è ancora in programma?

Non abbiamo affrontato l’argomento di allenarci insieme nella nostra palestra, ma certo, vogliono venire in Russia. Vogliono venire in Dagestan, vogliono vedere il Mar Caspio e capire da dove veniamo. Cormier e Velasquez sono già stati in Russia, ma il nostro coach Javier Mendez vuole vedere il Dagestan e conoscere le persone, venire a contatto con le nostre trazioni, assaggiare i nostri cibi e così via. Mi ha detto “Quando vinci quel milione di dollari mi compri il biglietto per venirvi a trovare”. Io gli ho risposto che non ci sarà stato nessun problema.

A proposito di quel milione, sappiamo che parteciperai al torneo della PFL, il cui premio finale vale un milione di dollari. Prima, tuttavia, si parlava di un tuo imminente ingresso in UFC. Come mai hai scelto la PFL?

Sì, con la UFC era tutto programmato, ma all’ultimo momento il mio avversario si è tirato indietro e io sono rimasto senza un contratto, così ho deciso di rimanere in PFL e prendere parte al torneo del famoso milione di dollari. Presto mi recherò negli Usa per partecipare alla conferenza stampa e per incontrare gli avversari che parteciperanno al torneo. So che il mio incontro si terrà il 5 luglio in America, non so ancora dove e contro chi, tutti i dettagli saranno annunciati più avanti.

Ti piace la formula del torneo, dove tutto dipende dai tuoi risultati e l’aspetto mediatico passa in secondo piano?

Sì, hanno un sistema diverso dalla UFC, ma non direi che la componente mediatica venga del tutto meno, è sempre lì come in ogni disciplina professionistica. Non ho ancora parlato con i vertici della PFL, ma so che hanno in serbo qualcosa di interessante per questo progetto. Stanno organizzando un torneo per ogni categoria di peso e questo è ottimo per la diffusione delle arti marziali miste su scala globale.

Vuoi ancora entrare in UFC in futuro?

Non posso prevedere il futuro, tutto può succedere, di certo non mi dispiacerebbe confrontarmi con i migliori del mondo ad un certo punto. Ora però milito in PFL e voglio dimostrare di essere il migliore in questa promotion, vedremo poi successivamente dove mi porterà il fato.

Ora che Khabib è diventato campione, i giornalisti inizieranno a compararti a tuo cugino. Questo ti infastidisce in qualche modo?

Onestamente non ci ho nemmeno mai pensato. Chiaramente ho uno stile per molti aspetti simile a quello di Khabib, veniamo entrambi dalla lotta, ci alleniamo insieme e puntiamo ad aiutarci vicendevolmente per migliorare i nostri punti deboli. Le MMA, tuttavia, sono una combinazione di diversi stili, pertanto se sei ad esempio un Thai boxer, questo non significa che dentro la gabbia utilizzerai solo la Thai Boxe. Le MMA combinano varie discipline e nel nostro caso utilizziamo ground and pound sottomissioni. Se vuoi rimanere in piedi è forse meglio che ti dedichi al pugilato, quando invece scegli le MMA devi puntare ad essere completo e devi padroneggiare la lotta, lo striking e il grappling. Questo per me significa MMA e Khabib ha la medesima opinione.

Un altro fighter dagestano che in questo periodo si è guadagnato la luce dei riflettori è Zabit Magomedsharipov. Vi conoscete?

Certo che ci conosciamo! Veniamo dalla stessa città (Makhachkala) e anche lui è un compatriota rappresentante della scuola del Wushu Sanda. Il Wushu Sanda è la sua base, ma è anche un ottimo lottatore e un altrettanto valido grappler. Direi che è uno dei migliori lottatori della sua categoria, quando si è dagestani non si può che essere ottimi lottatori, il wrestling è il punto di partenza di ognuno di noi.

Quanti fighter russi, secondo te, seguiranno le orme di Khabib e diventeranno campioni UFC in futuro?

Direi che il primo che mi viene in mente è proprio Zabit, è completo e le sue mani pesanti distruggono i piani degli avversari. Anche Islam Makhachev ha delle buone chance, non vedo nessuno che lo possa impensierire nei leggeri. Alexander Volkov ha dimostrato di essere un ottimo nome, magari non ora perché è il momento di Miocic e Cormier, ma di certo avrà le sue possibilità in futuro.

Si vocifera di un prossimo evento UFC in Russia. Hai sentito qualcosa a riguardo?

Se hanno già prenotato una location a Mosca, qualcosa vorrà ben dire. Ho sentito di una card in cui gli atleti russi potrebbero affrontare avversari provenienti dal resto del mondo, tuttavia non ci sono conferme ufficiali, forse accadrà e forse no. Non sappiamo cosa avverrà in futuro, ma sarebbe bello che venissero in Russia e promuovessero questo sport in tutto il paese. La cosa migliore è che le nuove generazione facciano sport, piuttosto che invischiarsi in faccende negative.

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Davide Cattani

Studio giurisprudenza, sono appassionato di arte, filosofia e politica. Scopro le MMA nel 2015 e me ne innamoro immediatamente.

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